Vorrei condividere con voi oggi il video di uno degli esperimenti, a mio avviso, più belli e significativi della psicologia contemporanea, riguardante il paradigma della Still Face di Ed Tronick.
Ed Tronick, psicologo dello sviluppo, professore presso la Massachusset University e l’Harvard School of Medicine, con il suo esperimento mette in luce in che modo il bambino, che già durante i primi mesi di vita mostra un ruolo attivo nella relazione sociale con i propri adulti di riferimento, reagisce dinnanzi al volto inespressivo della madre, volto che gli nega così qualsiasi forma di interazione.
Tra madre e bambino vi sono scambi comunicativi basati su espressioni e reazioni fisiologiche coordinate, e quasi come in una danza, ai segnali dell’uno risponde l’altra e viceversa.
I bambini dunque non sono passivi alla sollecitazioni comunicative degli adulti, ma sono in grado di regolare il proprio affetto, la propria attenzione e le proprie emozioni nella relazione con l’altro.
Still face: effetti sul bambino
Ma quando una mamma si fa assente nello scambio col bambino cosa accade? Quando il suo volto diventa inespressivo (“still face”) e non sollecita più la comunicazione col proprio figlio, cosa succede nel piccolo? Il video ce lo mostra chiaramente. La procedura illustrata è suddivisa in tre fasi:
- la madre interagisce col figlio, giocando e parlando con lui;
- la madre mantiene il volto inespressivo e non reagisce a nessuna sollecitazione da parte del bambino;
- la madre ritorna a giocare col bimbo, riprendendo la normale interazione col figlio.
Mentre la madre mantiene il volto inespressivo, il piccolo va incontro ad altissimi livelli di stress (e per questo si raccomanda di non replicare l’esperimento!) che cerca di calmare da solo, senza poter contare sull’aiuto dell’adulto momentaneamente distaccato e assente, attraverso delle strategie di autoregolazione per ridurre la tensione.
Inizialmente il piccolo cerca di recuperare il rapporto con la madre: aumenta le vocalizzazioni, indica, muove le braccia per catturare l’attenzione. Quando però si rende conto che i suoi tentativi sono vani, il bambino sprofonda in uno stato di estrema frustrazione, urlando e piangendo o mettendo in atto dei meccanismi per evitare il disagio (ad es. mette il dito in bocca o distoglie lo sguardo dalla madre).
Facile a questo punto capire come un bambino a contatto con una madre che continuamente non partecipa all’interazione col figlio (come accade nel caso delle madri depresse), possa andare incontro a seri problemi di natura psicologica. Per questo è importante richiedere tempestivamente un sostegno psicologico in casi simili.
Per fortuna, come vediamo, quando la madre riprende la comunicazione col piccolo, questi ritorna a sorridere e ad andare con gioia incontro alla madre. Può capitare di non essere sempre sull’attenti nella relazione con i bambini, ma è bene ricordarsi quanto è importante per loro essere coinvolti in una interazione che trasmetti sicurezza e calore. Insomma…un valido motivo in più per non negare un sorriso ai più piccoli!
Ed Tronick e il suo esperimento: